Ginecomastia

Ginecomastia è un termine che deriva dal greco e significa “seni simili alle donne”. Ciò si verifica quando nell’uomo la regione prepettorale (torace) è proiettata in modo marcato.

La ginecomastia consiste nell’aumento del volume del seno maschile ed è dovuta o ad un’ipertrofia del grasso (ginecomastia falsa o pseudo ginecomastia) o ad un’ipertrofia della ghiandola (ginecomastia vera).

Le due entità, tuttavia, possono anche coesistere (cosiddetta ginecomastia “mista”); ogni singolo caso deve essere attentamente valutato durante la prima visita e con l’esecuzione di un’ecografia che consente una più precisa valutazione preoperatoria.

Escludendo le forme di ginecomastia associata a disordini di natura ormonale o genetica, molto frequenti sono le forme congenite che si possono manifestare fin dalla pubertà. Le forme giovanili devono essere attentamente valutate in ambito specialistico pediatrico, previo studio dell’assetto ormonale.

Le forme acquisite (abuso di steroidi) e quelle congenite, a seconda dell’entità e della natura, possono essere trattate chirurgicamente mediante un intervento di mastectomia o tramite una liposuzione assistita da ultrasuoni (VASER). Ciò significa che attraverso minime incisioni, per mezzo di una cannula, si asporta tutto il grasso in eccesso dalla regione prepettorale e si evidenzia la normale muscolatura di detta regione. In questo caso, il tessuto adiposo e ghiandolare del seno viene rimosso, dando origine a un torace piatto, sodo e ben sagomato.

La ginecomastia negli uomini può essere eseguita in anestesia generale e in alcuni casi in anestesia locale con sedazione. In entrambi i casi non ci sarà dolore.

Nel caso della mastectomia, invece, le cicatrici sono generalmente poco visibili in quanto intorno all’areola; solo in casi eccezionali possono estendersi verticalmente o addirittura assumere una forma a “T invertita”; nei casi più gravi con grande lassità cutanea correggibile solo attraverso un lifting cutaneo esteso.

POST-OPERATORIO

Il postoperatorio è generalmente indolore, possono manifestarsi dei lividi che generalmente si riassorbono nell’arco di un paio di settimane. La sensibilità può ridursi, per qualche settimana, per il trauma chirurgico.

Il recupero è progressivo, le attività quotidiane possono essere riprese 2 giorni dopo l’intervento. (Se sono presenti punti di sutura, vengono rimossi 1-2 settimane dopo la procedura)

L’attività fisica intensa dovrebbe essere sospesa per almeno 3 settimane. Dopo un mese, si può riprendere al 100% le normali attività fisiche.

Si consiglia di evitare di esporre le cicatrici al sole per 6 mesi e nel caso si presentasse la situazione utilizzare protezione solare.

I risultati della procedura sono permanenti, migliora la sicurezza e l’autostima del paziente.

Nessun rischio maggiore è descritto in questo intervento, tra quelli minori ricordiamo una recidiva della patologia per residuo ghiandolare, irregolarità del profilo cutaneo, entrambe situazioni risolvibili con un reintervento correttivo.

PRIMA DELL’INTERVENTO

– sospendere terapie antiaggreganti (Aspirina) o anticoagulanti (Coumadin,Sintrom) 1 settimana prima.
– rimanere digiuni da almeno 6 h.

DOPO L’INTERVENTO

– assumere terapia medica prescritta.
– indurimento della zona sottoposta a trattamento per circa 2 settimane.
– riduzione della sensibilità della cute corrispondente all’area trattata (generalmente temporanea con ritorno alla normalità in circa 3-4 settimane).
– edema, gonfiore della durata di 2 settimane.
– possibile qualche livido 1-2 settimane.

RISCHI SPECIFICI

– recidiva.
– introflessione del capezzolo.
– irregolarità del profilo cutaneo.

PUNTI CHIAVE

– anestesia locale con eventuale sedazione.
– nessuna degenza.
– nessun dolore.
– modesto gonfiore.
– lividi transitori.
– cicatrici invisibili.
– risultati definitivi.